mercoledì 16 gennaio 2013

I numeri del lavoro domestico

Femmina, 43 anni, 27 ore di lavoro a settimana per un totale di 35 settimane dichiarate con una retribuzione annua di 6.411 € è l’identikit del lavoratore domestico straniero.
Sebbene rispetto ad altri settori la crisi abbia colpito in maniera moderata il comparto del lavoro domestico, tuttavia si registra una diminuzione del -5,2% tra i lavoratori stranieri tra il 2010 e il 2011. Tale contrazione non sembra riguardare i lavoratori italiani, che registrano invece un aumento del 3,0%. Il lavoro domestico rimane comunque prevalentemente appannaggio della popolazione straniera, che copre l’80,3% della manodopera complessiva impiegato in questo settore.
L’identikit del lavoratore domestico. La popolazione dei lavoratori domestici è costituita prevalentemente da donne: le lavoratrici italiane hanno un’età media di 46 anni, mentre le straniere sono più giovani di 3 anni. Mediamente queste ultime lavorano più ore settimanali delle italiane: 27 ore a fronte di 19, ma dichiarano meno settimane: 35 per le straniere e 38 per le italiane. Le lavoratrici straniere ricevono una retribuzione media di 6.411 €, mentre le italiane percepiscono mediamente 5.153 € all’anno. Esiste poi una lieve differenza di reddito tra le lavoratrici comunitarie (1.057 €) e quelle extracomunitarie (1.102 €). Rispetto al 2010 la retribuzione delle donne straniere è aumentata del 10%. La maggioranza (60,2%)degli stranieri impiegati in questo settore provengono dall’Europa.
Quanti sono e quanto contribuiscono. I contribuenti stranieri risultano essere circa 770 mila, di cui il 60,9% è costituito da lavoratori provenienti dall’Europa dell’Est e il 17,6% dall’Asia orientale. I sud americani sono coloro che versano l’ammontare maggiore in termini di contributi (1.188 €) al contrario dei Nord Africani che invece non arrivano ai 1.000 € (855 €).
La distribuzione territoriale. Lombardia e Lazio raccolgono oltre un terzo dei lavoratori domestici presenti sul territorio nazionale, rispettivamente il 20,2% e il 17,2%. L’incidenza maggiore degli stranieri sul totale dei lavoratori domestici si riscontra in Lazio (88,1%), Emilia Romagna (87,8%) e Lombardia (87,5%). La Sardegna, in questo senso, si distingue per essere la regione in cui rimane prevalente l’impiego di lavoratori autoctoni in questo settore: gli stranieri rappresentano solo il 23,7% del totale dei lavoratori domestici. Roma, Milano e Torino si riconfermano le prime tre province per numero di lavoratori domestici: la capitale, con oltre 109 mila iscritti all’Inps raccoglie il 15,5% dei lavoratori domestici italiani, seguita da Milano (11,7%) e Torino (4,8%).

Fondazione Leone Moressa

Sanità: la Conferenza Stato-Regioni ha ratificato l’accordo per l’applicazione delle norme in materia di assistenza sanitaria a cittadini stranieri e comunitari.

La Conferenza Stato-Regioni, nella sessione del 20 dicembre scorso, ha ratificato l’accordo per l’applicazione delle norme in materia di assistenza sanitaria a cittadini stranieri e comunitari.

Il documento parte dal presupposto che:
- sul territorio nazionale è stata riscontrata una difformità di risposta in tema di accesso alle cure da parte della popolazione immigrata;
- è necessario individuare, nei confronti di tale categoria di popolazione, le iniziative più efficaci da realizzare per garantire una maggiore uniformità, nelle Regioni e nelle Province autonome, dei percorsi di accesso e di erogazione delle prestazioni sanitarie, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui livelli essenziali di assistenza;
- è opportuno raccogliere in un unico strumento operativo le disposizioni normative nazionali e regionali relative all’assistenza sanitaria agli immigrati, anche al fine di semplificare la corretta circolazione delle informazioni tra gli operatori sanitari.
Ricordando che non si tratta di una nuova legge ma del livello interpretativo delle norme esistenti, la Simm in una nota ne individua le principali novità:
• iscrizione obbligatoria al SSN dei minori stranieri anche in assenza del permesso di soggiorno;
• iscrizione obbligatoria al SSN dei regolarizzandi;
• iscrizione obbligatoria al SSN anche in fase di rilascio (attesa) del primo pds per uno dei motivi che danno diritto all’iscrizione obbligatoria al SSN;
• iscrizione volontaria al SSR per gli over 65enni con tariffe attuali;
• garanzia agli STP delle cure essenziali atte ad assicurare il ciclo terapeutico e riabilitativo completo alla possibile risoluzione dell’evento morboso, compresi anche eventuali trapianti;
• rilascio preventivo del codice STP per facilitare l’accesso alle cure;
• definizione del codice di esenzione X01 per gli STP;
• iscrizione obbligatoria di genitore comunitario di minori italiani;
• iscrizione volontaria per i comunitari residenti;
• iscrizione volontaria per studenti comunitari con il solo domicilio;
• equiparazione dei livelli assistenziali ed organizzativi del codice STP al codice ENI;
• proposta di estensione del tesserino/codice ENI nelle regioni/province che non lo hanno ancora previsto.

L’Asgi detta alle forze politiche l’agenda sull’immigrazione


In 10 punti una proposta di “riforma in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza per la prossima legislatura”.


Il sistema degli ingressi, la “regolarizzazione ordinaria”, la chiusura dei Cie, semplificazione dei ricongiungimenti, politiche sull’asilo.
L’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) detta alle forze politiche un’agenda in 10 punti di riforma in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza per la prossima legislatura. Nel testo anche la riforma della cittadinanza, il sistema della giustizia e il diritto di voto.
L’Asgi ritiene doverosa e non più prorogabile una radicale riforma normativa che riportiamo in modo sintetico.
1. DIVERSIFICARE E SEMPLIFICARE GLI INGRESSI. Modificare il c.d. Decreto Flussi rendendolo annualmente obbligatorio, effettivamente corrispondente alle esigenze occupazionali delle singole regioni, basato su differenti criteri di attribuzione delle quote e in grado di assicurare in tempi rapidi l’ingresso del lavoratore straniero (anche grazie all’inserimento di meccanismi di silenzio-assenso). Introdurre un nuovo canale di ingresso, che consenta ai cittadini stranieri di entrare regolarmente in Italia con un visto per ricerca lavoro (di almeno un anno), con un effettivo incentivo al rientro nel Paese di origine in caso di mancato reperimento di occupazione. Semplificare le procedure per il riconoscimento dei titoli di studio e delle qualifiche conseguiti all’estero. Incentivare la negoziazione e l’attuazione degli accordi bilaterali volti alla effettuazione dei programmi di formazione professionale nei Paesi di origine. Garantire sempre la restituzione dei contributi versati in Italia in caso di definitivo rientro in patria senza diritto a pensione.
2. INTRODURRE UN MECCANISMO DI REGOLARIZZAZIONE ORDINARIA per ogni singolo cittadino straniero già presente in Italia che dimostri lo svolgimento di una attività lavorativa o importanti legami familiari o affettivi. Assicurare la convertibilità di tutti i tipi di permessi di soggiorno. Trasferire ai Comuni la competenza in materia di rinnovo del titolo di soggiorno. Abrogare l’accordo di integrazione, il contratto di soggiorno, la tassa sul permesso di soggiorno e ogni automatismo preclusivo al mantenimento del titolo di soggiorno.
3. RAFFORZARE IL DIRITTO AL RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE consentendo delle parziali deroghe ai requisiti reddituali e abitativi, stabilendo per i genitori gli stessi requisiti previsti per il coniuge e favorendo la regolarizzazione dei familiari che vivono già in Italia senza titolo di soggiorno. Garantire a tutti i minori parità di diritti a prescindere dalla nazionalità e dalla condizione giuridica dei genitori. Assicurare anche ai minori con genitori non autorizzati il rilascio di un titolo di soggiorno. Stabilire un sistema uniforme e scientificamente rigoroso per l’accertamento dell’età. Assicurare il diritto al rilascio del titolo di soggiorno al raggiungimento della maggiore età in presenza dei soli requisiti lavorativi e abitativi.
4. CHIUDERE I CENTRI DI IDENTIFICAZIONE ED ESPULSIONE (CIE). Garantire che ogni forma di limitazione della libertà personale sia disposta da un giudice professionale (e non più dai giudici di pace) al pari di quanto previsto per tutti i cittadini italiani e che l’identificazione delle persone socialmente pericolose avvenga durante la detenzione in carcere e non più disponendo un nuovo e ulteriore trattenimento amministrativo. Limitare l’uso delle espulsioni solo per le violazioni più gravi e incentivare il rimpatrio volontario. Sottoporre sempre alla previa approvazione del Parlamento gli accordi di riammissione con i Paesi terzi. Abrogare i reati che puniscono l’ingresso o il soggiorno non autorizzati.
5. ASSICURARE L’EFFETTIVO ESERCIZIO DEL DIRITTO D’ASILO in tutte le frontiere, soprattutto quelle marittime. Definire un testo unico delle norme in materia di asilo. Garantire sempre ai richiedenti asilo un’accoglienza secondo gli standard dell’Ue, anche nelle c.d. zone di sbarco, abolire gli attuali Centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara). Limitare a ipotesi eccezionali il trattenimento dei richiedenti asilo. Riformare la composizione delle Commissioni territoriali e la disciplina della protezione umanitaria. Rendere automatico l’accesso al gratuito patrocinio e il diritto di restare in Italia (e di essere accolto) del richiedente asilo che ha presentato un ricorso innanzi all’Autorità giudiziaria.
6. ASSICURARE IL RISPETTO DEL PRINCIPIO DI NON-DISCRIMINAZIONE. Completare il riordino delle varie tipologie di procedimento giudiziario antidiscriminatorio. Istituire una Agenzia nazionale antidiscriminazione autonoma e indipendente con effettivi poteri di indagine e sanzionatori. Garantire a tutti i cd. apolidi di fatto, già in via amministrativa, il riconoscimento dello status di apolide, nonché il rilascio di un titolo di soggiorno a partire dal momento in cui la richiesta è avanzata e a prescindere da una pregressa residenza. Introdurre con legge statale, una specifica disciplina per la tutela e le pari opportunità delle persone appartenenti alla minoranza linguistica dei Rom e dei Sinti in Italia.
7. GARANTIRE PARI ACCESSO A PRESTAZIONI SOCIALI E PUBBLICO IMPIEGO per i cittadini stranieri, eliminando condizioni e requisiti discriminatori che ostacolano l’accesso a prestazioni sociali di natura assistenziale, così adeguando l’ordinamento italiano ai principi di diritto internazionale ed europeo. Riconoscere il diritto dei cittadini stranieri di accedere al pubblico impiego, salvo nei casi di esercizio di pubblici poteri o di tutela dell’interesse nazionale.
8. TUTELARE LE VITTIME DI TRATTA E GRAVE SFRUTTAMENTO, garantendo effettive forme di indennizzo, un iniziale “periodo di riflessione”, il rilascio del permesso di soggiorno indipendentemente dalla collaborazione con l’Autorità giudiziaria e la non imputabilità per i reati commessi durante la fase di sfruttamento.
9. GARANTIRE PROCESSI EQUI E UNITARI a tutti i cittadini stranieri, attribuendo esclusivamente al giudice ordinario la competenza di tutti i procedimenti relativi alla condizione giuridica del cittadino straniero (escludendo sia il giudice amministrativo, sia il giudice di pace) e assicurando sempre al cittadino straniero il diritto ad esporre realmente le proprie ragioni. Migliorare la condizione giuridica e le prospettive di stabilizzazione del soggiorno dei cittadini stranieri detenuti in carcere o ammessi a misure alternative alla detenzione.
10. RIFORMARE LA LEGGE SULLA CITTADINANZA E SUL DIRITTO DI VOTO, riconoscendo a tutti i cittadini stranieri residenti in Italia la possibilità di votare alle elezioni comunali (e delle città metropolitane) e il diritto ad acquisire la cittadinanza italiana in tempi più brevi e con procedure rapide e trasparenti. Valorizzare il principio dello ius soli. Garantire a tutti i minori e in particolare a quelli nati sul territorio italiano speciali possibilità per un agevole acquisto della cittadinanza italiana.