martedì 19 marzo 2013

Novità Inps, nuova sentenza


Corte Costituzionale: Illegittimo subordinare prestazioni di disabilità al requisito del permesso di soggiorno per lungo soggiornanti

La sentenza n. 40/2013 ribadisce il consolidato orientamento della Corte che l’INPS continua ad ignorare.
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 40  depositata il 15 marzo 2013, ha ribadito il giudizio di illegittimità costituzionale dell’art. 80 c. 19 della legge n. 388/2000 nella parte in cui subordina per i cittadini stranieri di Paesi terzi non membri dell’Unione europea l’accesso a prestazioni di assistenza sociale che costituiscono diritti soggettivi ai sensi della legislazione vigente, tra cui le prestazioni connesse alla disabilità, al requisito del possesso della carta di soggiorno o permesso di soggiorno CE per lungo soggiornanti.

mercoledì 13 marzo 2013

conversione pds profughi emergenza nord africa...corsa contro il tempo

Sono arrivate al termine le misure di protezione umanitaria per i profughi dell’Emergenza Nord Africa sbarcati in Italia entro il 5 aprile 2011. Chi non ha motivi di famiglia di studio o di lavoro per restare in Italia potrà incorrere in una espulsione entro la fine del mese. Molte delle persone che hanno avuto permessi per motivi umanitari hanno lasciato l’Italia andando in altri Paesi europei, trovandovi opportunità di lavoro (forse). Ora, un decreto del presidente del Consiglio pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale spiega cosa ne sarà invece di chi è rimasto in Italia.

Ci sono due possibilità per chi è ancora nel territorio italiano:

martedì 12 marzo 2013

Storie di ordinaria emergenza: lo sgombero del centro di Anguillara

di  ESC INFOMIGRANTE
Dal 7 marzo il centro di accoglienza di Anguillara è sotto sgombero. In seguito ad un’ordinanza del sindaco, viene ordinato il trasferimento di un centinaio di richiedenti asilo, per la gran parte donne, provenienti da Nigeria, Somalia ed Eritrea. La cooperativa Eriches, che gestisce il centro, decide di spostare gli ospiti a Licenza, in un altro centro sotto la sua gestione. Di questa decisione, le richiedenti asilo vengono informate soltanto la sera prima, senza poter esprimere alcun parere. Una trentina accettano, anche perché hanno paura di rimanere fuori dal programma di accoglienza. Le altre, invece, rifiutano il trasferimento. Sono soprattutto donne: due incinta, altre cinque con bambini piccoli o neonati. Persone vulnerabili, che dovrebbero godere dei diritti e delle forme di protezione garantiti dalle leggi nazionali e dai trattati internazionali.

lunedì 11 marzo 2013

Bologna – Oltre il fallimento dell'emergenza Nord Africa, e ora?

Insieme per bloccare l'effetto domino della catastrofe Ena

Chi ha seguito questi 20 mesi di accoglienza miserabile dei cosiddetti “profughi” della Libia aveva da tempo intuito che anche a Bologna le conseguenze sarebbero state catastrofiche per i migranti protagonisti ma anche per i territori e le amministrazioni, su cui si sarebbero abbattuti gli effetti di una gestione emergenziale che anziché sviluppare le capacità e le risorse degli individui le ha atrofizzate, conducendo troppe persone ad una condizione di fragilità, isolamento ed estraneità alla città.

Solo i migranti ospitati nella struttura di Via del Milliario hanno avuto la possibilità di intraprendere percorsi di progettualità futura, già prima del 28 febbraio, data di scadenza del Piano di Accoglienza passato dalla gestione della Protezione Civile a quella del Ministero dell'Interno. Tutti gli altri, escluse le donne con bambini e le famiglie alloggiate nella struttura di Villa Aldini che sono state inserite in extremis nella categoria dei “vulnerabili”,  hanno dovuto arrangiarsi.
La lotta determinata dei circa 130 cittadini nigeriani abbandonati ai Prati di Caprara ha  fatto conquistare loro il rilascio del titolo di viaggio (vittoria non scontata dato che le questure di molte città ancora si rifiutano di rilasciare questo documento equipollente al passaporto) e 500 euro aggiuntivi rispetto a quelli riconosciuti dal Ministero. Con questo e nulla più molti di loro sono partiti da Bologna, all'avventura e alla ricerca di fortuna verso altre città italiane e straniere. La consapevolezza che nei paesi europei il loro permesso di soggiorno non consente nessun diritto di soggiorno non li ha bloccati, l'assenza di alternative è stata più convincente. Sono scomparsi nell'ombra, come desideravano tutti, ma sappiamo bene che non hanno lasciato la nostra città per un avvenire migliore, ma per una condizione di nuova invisibilità e sfruttamento.

Parola d’ordine: sbarazzarsi del rifugiato

di Fulvio Vassallo Paleologo


Dopo l’Ordinanza di Protezione civile n. 33 del 28 dicembre 2012, adottata soltanto a pochi giorni dallo scadere del termine di accoglienza fissato per il 31 dicembre, il Ministero dell’Interno ha proseguito ad emanare circolari su circolari, tra queste quella del 18 febbraio 2013 relativa alla chiusura dell’”Emergenza Nord Africa” (Ena), con la quale si dovrebbe regolare il passaggio di competenze dalla Protezione Civile al Ministero dell’Interno, alle prefetture ed ai Comuni. Una circolare che ha seminato panico e disperazione in tutta Italia tra migliaia di persone che apprendevano che sarebbero state messe sulla strada dopo pochi giorni, dopo mesi e mesi di attesa, senza avere ancora ottenuto il rilascio dei documenti di soggiorno e di viaggio da parte delle questure.

sabato 9 marzo 2013

Sfruttamento. "Pagato un euro l’ora per diciotto ore di lavoro al giorno"

La storia di Han, operaio cinese che a Prato ha avuto il coraggio di denunciare i connazionali che lo sfruttavano. Ora avrà un permesso di soggiorno e parteciperà a un programma di inserimento. L’assessore all’Integrazione: “Illegalità e sfruttamento vanno combattute anche dall'interno”


Roma – 8 marzo 2013 – Ha lavorato come uno schiavo nella fabbrica gestita dai connazionali per diciotto ore al giorno, guadagnando un euro l’ora. Ora ha avuto il coraggio di denunciare i suoi sfruttatori, e proverà ricostruirsi una vita in Italia.
È la storia di un giovane cinese assistito ora seguito dalla Questura e dal Servizio Immigrazione del Comune di Prato, che lo hanno inserito in un progetto anti-tratta in una città. Avrà un permesso di soggiorno per “protezione sociale” e la possibilità di lavorare, finalmente alla luce del sole.
Han (il nome è di fantasia) era arrivato in Italia clandestinamente, grazie a un’organizzazione che gli aveva anche trovato un posto in un laboratorio alla periferia di Prato. Per molto tempo è rimasto lì, in condizioni disumane, poi si è ustionato e ferito gravemente con uno dei macchinari e i suoi “colleghi” lo hanno abbandonato al Pronto Soccorso.

mercoledì 6 marzo 2013

l'italia sono anch'io


 

Cari Onorevoli, a scriverVi siamo i tanti ragazzi di tutto il Paese che lo scorso anno hanno animato e portato avanti, insieme a tante associazioni e migliaia di cittadini, la Campagna L’Italia Sono Anch’io.
Per mesi e mesi abbiamo fatto banchetti, volantinaggio per le strade, assemblee nelle scuole e nelle piazze, e tutto questo per portare avanti una battaglia importante, una battaglia per il nostro Paese, La battaglia per la Cittadinanza.
 
In Italia infatti, più di un milione di bambini e ragazzi, figli di immigrati, nati e cresciuti nel nostro Paese, si ritrovano cittadini a metà.


Pur crescendo, studiando, giocando e vivendo nelle nostre città esattamente come i loro coetanei, non hanno la cittadinanza a causa di una legge obsoleta come la L. 91/92 che ne impedisce il diritto alla nascita. Non si tratta solo di una battaglia per un diritto in astratto, ma di una rivendicazione di diritti che permettano la piena realizzazione dei bambini e dei ragazzi che nascono e vivono qui.
Tante sono infatti le discriminazioni che vivono i ragazzi di II generazione: dal non poter andare in gita scolastica al non poter praticare sport a livello agonistico; dal non riconoscimento del titolo di studio ai fini lavorativi al mancato inserimento nel mondo del lavoro a causa del loro status di “immigrati” pur non essendolo.
Per questo motivo, ispirandoci anche all’articolo 3 della nostra Costituzione che stabilisce il principio dell’uguaglianza tra le persone, impegnando la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che ne impediscano il pieno raggiungimento, abbiamo sostenuto con tutte le nostre forze questa Proposta di Legge Popolare che promuove lo Jus Soli e quindi il diritto alla cittadinanza per i ragazzi che nascono e crescono in Italia.
Le avversità sono state tante, non tutte le forze politiche hanno sostenuto la nostra battaglia e far breccia sulla stampa e sui media non è stato facile, soprattutto inizialmente. Le sorprese e le soddisfazioni più grandi le abbiamo avute per le strade, nelle città, parlando con le tantissime persone che, molto spesso, non erano a conoscenza di una legge così assurda e che davano per scontato che “chi nasce e cresce in Italia è italiano”.
Giovani, donne, lavoratori e anziani di tutto il Paese hanno preso talmente a cuore questa battaglia al punto che il risultato ottenuto è stato straordinario. A fronte delle 50.000 firme necessarie infatti, per presentare la proposta di legge popolare, abbiamo raccolto più di 110.000 firme!!!
Abbiamo depositato la proposta di legge ed eravamo davvero entusiasti, davvero contenti di aver potuto, con le nostra forze e dal basso, partecipare e contribuire ad un cambiamento così grande e così bello per il nostro Paese. Purtroppo però, la proposta di legge, pur essendo stata calendarizzata, non è mai stata discussa in Parlamento durante la scorsa legislatura.
Ecco le ragioni di questa lettera aperta e del nostro appello a Voi. Migliaia di persone hanno creduto e credono fortemente in questa battaglia per la cittadinanza ed è giusto dare un riscontro positivo a questa grande voglia di riscossa, nonché grande prova di partecipazione attiva alla vita del Paese. Per questo motivo vi chiediamo di essere anche voi portavoce in Parlamento e nelle altre sedi istituzionali e di far vostre le rivendicazioni e i contenuti della campagna L’Italia Sono Anch’io, affinché si discuta la proposta di legge e si cambi la legislazione sulla cittadinanza.
Vi chiediamo di schierarvi dalla parte di tutti i cittadini che credono che un cambiamento “dal basso” sia possibile e che hanno sostenuto questa proposta di legge popolare.
La battaglia non sarà facile, non tutti i partiti e le forze politiche appoggeranno queste idee, però crediamo fortemente che il cambiamento sia possibile e già la raccolta di centinaia di migliaia di firme ne sono la prova tangibile.

Fermamente convinti delle nostre idee e fiduciosi di un positivo riscontro,
Vi inviamo i nostri più cordiali saluti.