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lunedì 21 ottobre 2013

Strage di Lampedusa

dall’incontro associazioni-movimenti e governo
via libera all’istituzione di un tavolo tecnico sull’immigrazione

Un tavolo di confronto permanente e aperture concrete in vista di soluzioni concrete, in attesa di riscrivere le regole dell’immigrazione. È il risultato dell’atteso incontro al Viminale tra rete associazioni-movimenti e governo, che segue la partecipata mobilitazione romana del 7 ottobre scorso all’Esquilino. Nel post strage di Lampedusa, l’unità nelle differenze è stata la modalità scelta per la protesta, e anche per la proposta: mercoledì scorso 17 ottobre per oltre un’ora e mezza i 25 delegati – una formazione numericamente inedita, a rappresentare le potenzialità e le sfaccettature del variegato mondo che si muove sul tema migranti – hanno sciorinato criticità, evidenziato lacune e sostenuto le rivendicazioni che animano il movimento antirazzista da Roma a Caserta e Brescia.Si è rinunciato all’esposizione di una sintesi precostituita, senza rinunciare però a porre dei paletti: l’abolizione del reato di clandestinità (di fatto inapplicato da tempo) è solo un tentativo di rabbonire l’opinione pubblica,mentre di fronte alla tragedia del mare, annunciata da molto tempo, è l’insieme delle politiche immigratorie dell’ultimo quindicennio a essere sotto esame.

martedì 8 ottobre 2013

Strage di Lampedusa

Il movimento ottiene un tavolo di confronto col governo


Rabbia e indignazione hanno determinato unità d’intenti per rivendicare la pronta istituzione di un canale umanitario per i profughi stranieri in viaggio verso le coste italiane. Ieri lunedì 7 ottobre in Piazza Esquilino a Roma, luogo storico delle lotte per i diritti dei migranti, in un sol coro è partita la richiesta di un una soluzione rapida e concreta all’immane tragedia, l’ennesima, che si sta consumando a largo delle coste siciliane. La pioggia non ha fermato il sit-in: oltre sessanta realtà hanno aderito all’appello sulla scorta delle mobilitazioni che si sono susseguite in diverse città dopo la strage di Lampedusa. E alle firme è seguita una presenza compatta del movimento antirazzista romano, dell’associazionismo, dell’attivismo politico. Una piazza partecipata, consapevole, che,  così  come era accaduto all’indomani della rivolta di Rosarno, ha saputo condividere idee e obiettivi, sensibilità e competenze, fare rete nel rispetto delle specificità di ognuno

mercoledì 13 marzo 2013

conversione pds profughi emergenza nord africa...corsa contro il tempo

Sono arrivate al termine le misure di protezione umanitaria per i profughi dell’Emergenza Nord Africa sbarcati in Italia entro il 5 aprile 2011. Chi non ha motivi di famiglia di studio o di lavoro per restare in Italia potrà incorrere in una espulsione entro la fine del mese. Molte delle persone che hanno avuto permessi per motivi umanitari hanno lasciato l’Italia andando in altri Paesi europei, trovandovi opportunità di lavoro (forse). Ora, un decreto del presidente del Consiglio pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale spiega cosa ne sarà invece di chi è rimasto in Italia.

Ci sono due possibilità per chi è ancora nel territorio italiano:

martedì 12 marzo 2013

Storie di ordinaria emergenza: lo sgombero del centro di Anguillara

di  ESC INFOMIGRANTE
Dal 7 marzo il centro di accoglienza di Anguillara è sotto sgombero. In seguito ad un’ordinanza del sindaco, viene ordinato il trasferimento di un centinaio di richiedenti asilo, per la gran parte donne, provenienti da Nigeria, Somalia ed Eritrea. La cooperativa Eriches, che gestisce il centro, decide di spostare gli ospiti a Licenza, in un altro centro sotto la sua gestione. Di questa decisione, le richiedenti asilo vengono informate soltanto la sera prima, senza poter esprimere alcun parere. Una trentina accettano, anche perché hanno paura di rimanere fuori dal programma di accoglienza. Le altre, invece, rifiutano il trasferimento. Sono soprattutto donne: due incinta, altre cinque con bambini piccoli o neonati. Persone vulnerabili, che dovrebbero godere dei diritti e delle forme di protezione garantiti dalle leggi nazionali e dai trattati internazionali.

lunedì 11 marzo 2013

Bologna – Oltre il fallimento dell'emergenza Nord Africa, e ora?

Insieme per bloccare l'effetto domino della catastrofe Ena

Chi ha seguito questi 20 mesi di accoglienza miserabile dei cosiddetti “profughi” della Libia aveva da tempo intuito che anche a Bologna le conseguenze sarebbero state catastrofiche per i migranti protagonisti ma anche per i territori e le amministrazioni, su cui si sarebbero abbattuti gli effetti di una gestione emergenziale che anziché sviluppare le capacità e le risorse degli individui le ha atrofizzate, conducendo troppe persone ad una condizione di fragilità, isolamento ed estraneità alla città.

Solo i migranti ospitati nella struttura di Via del Milliario hanno avuto la possibilità di intraprendere percorsi di progettualità futura, già prima del 28 febbraio, data di scadenza del Piano di Accoglienza passato dalla gestione della Protezione Civile a quella del Ministero dell'Interno. Tutti gli altri, escluse le donne con bambini e le famiglie alloggiate nella struttura di Villa Aldini che sono state inserite in extremis nella categoria dei “vulnerabili”,  hanno dovuto arrangiarsi.
La lotta determinata dei circa 130 cittadini nigeriani abbandonati ai Prati di Caprara ha  fatto conquistare loro il rilascio del titolo di viaggio (vittoria non scontata dato che le questure di molte città ancora si rifiutano di rilasciare questo documento equipollente al passaporto) e 500 euro aggiuntivi rispetto a quelli riconosciuti dal Ministero. Con questo e nulla più molti di loro sono partiti da Bologna, all'avventura e alla ricerca di fortuna verso altre città italiane e straniere. La consapevolezza che nei paesi europei il loro permesso di soggiorno non consente nessun diritto di soggiorno non li ha bloccati, l'assenza di alternative è stata più convincente. Sono scomparsi nell'ombra, come desideravano tutti, ma sappiamo bene che non hanno lasciato la nostra città per un avvenire migliore, ma per una condizione di nuova invisibilità e sfruttamento.

Parola d’ordine: sbarazzarsi del rifugiato

di Fulvio Vassallo Paleologo


Dopo l’Ordinanza di Protezione civile n. 33 del 28 dicembre 2012, adottata soltanto a pochi giorni dallo scadere del termine di accoglienza fissato per il 31 dicembre, il Ministero dell’Interno ha proseguito ad emanare circolari su circolari, tra queste quella del 18 febbraio 2013 relativa alla chiusura dell’”Emergenza Nord Africa” (Ena), con la quale si dovrebbe regolare il passaggio di competenze dalla Protezione Civile al Ministero dell’Interno, alle prefetture ed ai Comuni. Una circolare che ha seminato panico e disperazione in tutta Italia tra migliaia di persone che apprendevano che sarebbero state messe sulla strada dopo pochi giorni, dopo mesi e mesi di attesa, senza avere ancora ottenuto il rilascio dei documenti di soggiorno e di viaggio da parte delle questure.

lunedì 29 ottobre 2012

Emergenza nord africa

Fine senza soluzioni?



Sta circolando in questi giorni la bozza di un’ordinanza della Protezione Civile che conterrebbe le decisioni del governo rispetto alla fine della cosiddetta emegenza Nord Africa. Il documento conferma l’intenzione di non prolungare l’emergenza oltre il 31 dicembre del 2012 (in altre parole, l’erogazione dei finanziamenti esistenti per mantenere l’accoglienza)  e affida ai prefetti il compito di mettere in atto tutte le procedure necessarie alla “gestione” delle persone (circa ventimila) che si trovano ancora in una posizione interlocutoria, perché non  ancora ascoltate dalla Commissione o perché hanno presentato un ricorso. Non si fa parola in questo testo delle possibilità prospettate dal Tavolo tecnico presso  il Viminale di cui vi avevamo parlato pochi numeri fa
Se la situazione giuridica di queste persone non verrà regolata con il rilascio del permesso umanitario, mentre sono ancora in accoglienza sarà complicato farlo dopo. Se non si approfitta di queste ultime settimane per mettere in atto questo provvedimento, quando si pensa di farlo? Fintanto sono all’interno di strutture gestite è facile pensare che, per accedere a questa forma di protezione, possano essere seguiti e aiutati. Adesso sono tutti reperibili per dare loro assistenza e guidarli in questa nuova fase. Ci sono operatori pagati che si dedicano a questa operazione. Se non si provvede adesso come si pensa di poter fare in futuro?
Intanto (o meglio: proprio per questo) Arci, Asgi, Centro Astalli, Senza Confine, Cir, Cgil, Uil, Fcei, Ugl, Focus-Casa dei Diritti Sociali hanno indetto per il 30 ottobre un presidio davanti al Pantheon (a partire dalle 14), chiedendo al Governo: una decisione immediata con un provvedimento chiaro che consenta il rilascio di un permesso di soggiorno umanitario in favore di tutti i profughi giunti dalla Libia e  una soluzione dignitosa e efficace per l’inclusione sociale dei profughi coinvolti nei progetti d’accoglienza, con la predisposizione di risorse adeguate, che consenta di realizzare il processo di integrazione di queste persone con precisi percorsi di uscita dai centri emergenziali con una chiara previsione di misure di sostegno. Le associazioni chiedono anche un coinvolgimento reale delle organizzazioni di tutela e dei territori coinvolti nell’accoglienza per la definizione di soluzioni concrete e una  verifica puntuale della qualità dei servizi erogati sul territorio nell’ambito dei progetti d’accoglienza.
Se la situazione rimane quella di oggi, se veramente si procedesse alla chiusura dell’accoglienza, senza una uscita dignitosa dei migranti dall’emergenza, gli scenari possibili sarebbero tutti estremamente negativi. Il governo dei “tecnici”, di fronte ad una falsa emergenza, perché il numero delle persone interessate è risibile in un paese di 60 milioni di abitanti, sembra intenzionato ad agire in maniera affatto difforme da quello che lo ha preceduto.

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