lunedì 29 ottobre 2012

Corte costituzionale "armonizzare la legislazione sull’immigrazione riprendendo i numerosi interventi innovatori in materia dei diritti umani"

In un seminario di studio sulla condizione giuridica dello stranieri, la Consulta invita a passare da normative improntate all’ordine pubblico a quelle che tengono conto dei diritti fondamentali della persona.


Un richiamo alla necessità di armonizzare la legislazione relativa alla presenza degli stranieri in Italia e al ruolo che la Corte costituzionale ha avuto nella definizione dello status di straniero e immigrato, attraverso interventi innovatori che hanno evidenziato, in più casi, i limiti delle leggi vigenti, soprattutto dal punto di vista del rispetto dei diritti umani.
È quanto è emerso nel corso del seminario sulla Condizione giuridica dello straniero nella giurisprudenza della Corte costituzionale organizzato dalla Consulta, che venerdì scorso ha visto gli interventi, oltre che del presidente Alfonso Quaranta, di alcuni giuristi esperti della materia: Guido Corso, Cecilia Corsi e Bruno Nascimbene.
La Corte, si legge in una nota al termine dei lavori, auspica che le norme si conformino sempre più al nuovo profilo che si è andato via via delineando, rivedendo anche recenti interventi normativi in materia di immigrazione, chiarendone eventuali punti critici ed eliminando automatismi che nella pratica possono confliggere con i diritti essenziali e fondamentali delle persone.
I giuristi si sono confrontati passando in rassegna il lavoro svolto dalla Consulta nel corso degli anni su questo fronte. Un contributo giurisprudenziale che ha progressivamente permesso di passare da una normativa sull’immigrazione improntata principalmente sulla salvaguardia dell’ordine pubblico e sul presidio delle frontiere, e quindi ispirata da esigenze di sicurezza, a una normativa che tiene conto anche dei diritti fondamentali della persona. Il dato che si è acquisito è che l’intervento pubblico non può limitarsi al controllo degli ingressi, ma investe anche la tutela della salute, l’istruzione, il diritto all’abitazione. Non è un caso che la Consulta abbia sistematicamente “bocciato” quasi tutti i ricorsi che il governo centrale – tentando di far leva su una competenza esclusiva in materia di immigrazione – ha proposto contro le Regioni che hanno legiferato in tal senso. C’è poi la problematica che riguarda la disciplina di ingresso e di espulsione, che ha avuto un’evoluzione travagliata nel corso degli ultimi 15 anni. Diverse le leggi che si sono avvicendate, dalla Napolitano-Turco del ’98 alla Bossi-Fini del 2002, fino al pacchetto sicurezza firmato dall’ex ministro Maroni che introdusse anche il reato di immigrazione clandestina, ma fu per più aspetti censurato dalla Consulta. Anche gli automatismi che accompagnano l’espulsione o la possibilità di regolarizzare gli immigrati sono stati indicati come un limite da ripensare e sentenze recenti della Corte, come la 172 del 2012, che ha dichiarato illegittima una norma che escludeva automaticamente la possibilità di regolarizzare gli stranieri condannati per reati di scarsa gravità, va in questa direzione.

Nessun commento:

Posta un commento