Fine senza soluzioni?
Sta circolando in questi giorni la bozza di un’ordinanza della Protezione Civile che conterrebbe le decisioni del governo rispetto alla fine della cosiddetta emegenza Nord Africa. Il documento conferma l’intenzione di non prolungare l’emergenza oltre il 31 dicembre del 2012 (in altre parole, l’erogazione dei finanziamenti esistenti per mantenere l’accoglienza) e affida ai prefetti il compito di mettere in atto tutte le procedure necessarie alla “gestione” delle persone (circa ventimila) che si trovano ancora in una posizione interlocutoria, perché non ancora ascoltate dalla Commissione o perché hanno presentato un ricorso. Non si fa parola in questo testo delle possibilità prospettate dal Tavolo tecnico presso il Viminale di cui vi avevamo parlato pochi numeri fa
Se la situazione giuridica di queste persone non verrà
regolata con il rilascio del permesso umanitario, mentre sono ancora in
accoglienza sarà complicato farlo dopo. Se non si approfitta di queste
ultime settimane per mettere in atto questo provvedimento, quando si
pensa di farlo? Fintanto sono all’interno di strutture gestite è facile
pensare che, per accedere a questa forma di protezione, possano essere
seguiti e aiutati. Adesso sono tutti reperibili per dare loro assistenza
e guidarli in questa nuova fase. Ci sono operatori pagati che si
dedicano a questa operazione. Se non si provvede adesso come si pensa di
poter fare in futuro?
Intanto (o meglio: proprio per questo) Arci, Asgi, Centro
Astalli, Senza Confine, Cir, Cgil, Uil, Fcei, Ugl, Focus-Casa dei
Diritti Sociali hanno indetto per il 30 ottobre un presidio davanti al
Pantheon (a partire dalle 14), chiedendo al Governo: una decisione
immediata con un provvedimento chiaro che consenta il rilascio di un
permesso di soggiorno umanitario in favore di tutti i profughi giunti
dalla Libia e una soluzione dignitosa e efficace per l’inclusione
sociale dei profughi coinvolti nei progetti d’accoglienza, con la
predisposizione di risorse adeguate, che consenta di realizzare il
processo di integrazione di queste persone con precisi percorsi di
uscita dai centri emergenziali con una chiara previsione di misure di
sostegno. Le associazioni chiedono anche un coinvolgimento reale delle
organizzazioni di tutela e dei territori coinvolti nell’accoglienza per
la definizione di soluzioni concrete e una verifica puntuale della
qualità dei servizi erogati sul territorio nell’ambito dei progetti
d’accoglienza.
Se la situazione rimane quella di oggi, se veramente si
procedesse alla chiusura dell’accoglienza, senza una uscita dignitosa
dei migranti dall’emergenza, gli scenari possibili sarebbero tutti
estremamente negativi. Il governo dei “tecnici”, di fronte ad una falsa
emergenza, perché il numero delle persone interessate è risibile in un
paese di 60 milioni di abitanti, sembra intenzionato ad agire in maniera
affatto difforme da quello che lo ha preceduto.
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