martedì 9 luglio 2013

Dossier Migranti Sud Lazio 2012/13

Da Rosarno ad Anzio e Nettuno, passando per Foggia e Palazzo San Gervasio. Dalle esperienze maturate negli ultimi anni nelle campagne del Sud Italia, Action – Diritti in movimento ha promosso un monitoraggio del bracciantato migrante nelle campagne a sud di Roma, calandosi nella realtà della comunità Sikh, il principale gruppo extracomunitario presente sul territorio. Una presenza massiccia quella degli indiani provenienti dalla regione del Punjab. Indossano il rituale turbante e gli altri simboli distintivi del sikhismo, lavorano nei campi, frequentano i templi, si servono nei negozi etnici e vivono in insediamenti per sopperire alla carenza di servizi pubblici.

Sono molte le analogie tra la realtà delle campagne romane e i nodi del circuito dell’agricoltura migrante al Sud: lavoro nero, sfruttamento, caporalato etnico, razzismo e xenofobia. Anche per i migranti indiani l’unica possibilità è il bracciantato nelle coltivazioni intensive, senza diritti e vie d’uscita. Il monitoraggio condotto da Action – Diritti in Movimento– nell’ambito di un progetto realizzato con il contributo della Provincia di Roma Dipartimento VIII “Servizi per la cultura e restauri”,“Ufficio di Direzione “Beni, Servizi ed Attività Culturali” – si basa su un censimento e un lavoro di sportello, portato avanti con sopralluoghi nelle abitazioni dei migranti, con le successive interviste caso per caso, alla scoperta delle condizioni giuridiche, abitative, di lavoro, sociali e ambientali. Nel corso delle attività sono state realizzate 200 interviste, e lo sportello di orientamento legale dell’associazione ha preso in carico 80 migranti.
CONDIZIONI LAVORATIVE.Il quadro è drammatico: l’80% degli indiani intervistati veste i panni del bracciante, e tra questi i 2/3 hanno lavorato o lavorano in nero. Guadagnano 3-5 euro l’ora per 7-8 ore al giorno, 2-3 giorni la settimana, dovendo una tangente al caporale che arrivano fino ai 10 euro al giorno. Infine, la gran parte dei migranti ha sempre e solo lavorato nei campi dal momento dell’arrivo in Italia.

LE PROPOSTE.Il riconoscimento dei diritti di cittadinanza e in primo luogo il diritto di soggiorno è una precondizione necessaria per una reale integrazione della comunità migrante. L’accesso alla rete dei servizi è poi decisivo per l’inclusione. Occorre quindi favorire la conoscenza dei propri diritti, stimolare nei migranti una visione paritaria e l’esercizio della cittadinanza attraverso la partecipazione alla vita pubblica. Un ruolo decisivo viene giocato dagli Enti locali, a cui viene demandato il compito di declinare le politiche per i migranti. Quel che occorre è un progetto unitario con obiettivi specifici: l’istituzione di un servizio di accoglienza e orientamento dei migranti, e in vista di ciò un piano formativo per i dipendenti della pubblica amministrazione; la creazione di un servizio di ricerca e documentazione dei fenomeni, per consentire quella conoscenza adeguata ad implementare le giuste politiche istituzionali; infine l’attivazione di un servizio istituzionale di tutela del diritto di soggiorno.

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